• Gio. Apr 25th, 2024

VEDAM

A cura di Caterina Carloni, psicoterapeuta

BLOG DI MEDICINA PSICOSOMATICA & PSICOLOGIA OLISTICA - Impariamo a leggere i sintomi fisici come linguaggio dell'anima e ad utilizzarli in chiave conoscitiva, positiva ed evolutiva

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DOMENICA 21 NOVEMBRE ORE 10.30 ULTIMO MODULO DEL CORSO ONLINE DI MEDICINA PSICOSOMATICA: IL CICLO DELLA VITA

La medicina ufficiale vede nella malattia uno sgradito turbamento del “normale stato di salute” dell’individuo, e perciò cerca non soltanto di eliminare questo turbamento il più presto possibile, ma anche di impedire con tutti i mezzi le malattie. In realtà, la malattia è qualcosa di più di un’imperfezione funzionale della natura. Essa è parte di un sistema di regolazione universale, previsto al suo interno e al servizio dell’evoluzione.

L’uomo non è affrancabile dalla malattia perché la salute ne ha bisogno come del suo polo opposto. La malattia fa parte della salute come la morte della vita.

La ciclicità di Vita e Morte appartiene al nostro quotidiano; ognuno di noi muore e rinasce ogni giorno, insieme al giorno che a sua volta muore e rinasce.

La morte è il grande mistero intorno a cui l’uomo si interroga da sempre. È la fine di tutto? O l’inizio di un incredibile viaggio? È il passaggio nell’Aldilà in cui si vede il Divino? O è la fine di una vita prima dell’inizio di un’altra, in un altro corpo?

Anche se per morte intendiamo il momento finale della vita, con essa in realtà abbiamo a che fare ogni giorno. Nascita e morte – come bene e male – sono due poli opposti che vivono grazie alla presenza l’uno dell’altro e all’alternanza reciproca.

Lo vediamo in natura, dal micro al macrocosmo, dalla vita degli insetti a quella degli astri: ogni cosa vivente si estende in un ciclo di inizio, apogeo, declino e morte.

La vita di ogni uomo, come quella dell’Universo, è fatta al suo interno di tantissimi cicli nascita-morte: ogni mattina nasciamo rinnovati, ogni sera “moriamo” abbandonandoci al sonno; ogni anno la primavera ci fa rinascere e l’inverno ci fa ripiegare in noi stessi, in una morte simbolica che prepara a una nuova nascita.

Nelle vicende della vita, così come nasciamo a molti eventi e intenti, così dobbiamo essere pronti a “morire a noi stessi”, a polverizzare ciò che siamo per rinnovarci ed essere al passo con la realtà che cambia, fuori e dentro di noi.

Spesso non accettiamo questa continua “perdita” di noi stessi, eppure essa è necessaria per tenerci in vita. Non solo psicologicamente: anche il corpo si libera ogni giorno di decine di miliardi di cellule morte per rimpiazzarle con altre nuove. È solo così che possiamo vivere, per legge di Natura. Se vogliamo vivere bene dobbiamo imparare dal nostro corpo, che accetta questa morte parziale per la continuità della sua vita; o dagli animali, che assecondano i cicli vitali (il letargo, per esempio); o dagli alberi, che ogni anno “accettano” di perdere tutte le foglie.

Certo, a volte non è facile perdere qualcosa di sé, ma restare attaccati alle “foglie morte” significa accelerare la morte vera, o morire dentro prima ancora che essa arrivi naturalmente.

Caterina Carloni

Di Cateca

Caterina Carloni, psicologa e psicoterapeuta