foto: suore d’Ivrea
Ci sono canzoni che, per l’intensità del messaggio e per la bellezza delle immagini, possono essere considerate poesie: “Via del Campo” di Fabrizio De André è una di queste.
Negli anni Sessanta, Via del Campo era uno dei vicoli più malfamati di Genova, in quanto rifugio di prostitute, travestiti e miserabili. Ovvero di quegli “ultimi” ai quali il cantautore genovese ha sempre prestato particolare attenzione nei suoi brani. In questa canzone, Fabrizio De André esprime la sua solidarietà per quei ceti sociali, vessati e derisi dai benpensanti, a cui è preclusa ogni possibilità di riabilitazione. (da libreriamo.it)
Protagonista di “Via del Campo” è, infatti, una prostituta, che De André dipinge in tutta la sua sacra bellezza. I diamanti, simbolo di una bellezza priva di vita, rappresentano invece il lusso di una borghesia priva di umanità. Mentre, canta Fabrizio De André, dal letame nascono i fiori. Per dire che è nelle cose considerate più infime e basse che talvolta si cela il segreto della vita.
Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.
Via del Campo c’è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.
Via del Campo c’è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano
e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.
Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.
Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
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